Capitolo I

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                                                       Capitolo Primo

Quando dico che amo la mia vita la gente mi guarda come se avessi bestemmiato, come se avessi appena detto che è il Sole che ruota intorno alla Terra, e non viceversa. Eppure è così, e io non posso farci nulla.
Non ho mai conosciuto i miei genitori, né una nonna, o uno zio, nessuno, la mia famiglia semplicemente non esiste, o comunque non esiste per me. Non che non abbia qualcuno da considerare tale, assolutamente no. Però non ho mai avuto la figura fissa di una madre o di un padre biologici, ma la cosa non mi è mai pesata più di tanto.
Da quando ho memoria ho sempre vissuto in questo luogo. Non so esattamente a che età io ci sia arrivato. Quasi mi sembra di abitarci da sempre fra quelle mura. Ogni singolo momento che ricordo della mia vita è ambientato in quell'edificio, che col tempo ho imparato a chiamare e considerare casa.
Come ho già detto, questo fatto non è mai stata un onero da sopportare, ma se qualcuno mi chiedeva di riportare ciò alla mente, mi dava fastidio e mi entrava una sensazione come di smarrimento, la certezza di un vuoto che comunque ci sarà sempre e mi accompagnerà eternamente.
Non mi devono compatire, non ha senso, io non voglio essere compatito e sento che alla fine non c'è nemmeno un motivo. Sono un orfano, e allora? Questo non dà a nessuno il diritto di considerarmi un disgraziato che è cresciuto così come tirava il vento, perché non è vero, non è assolutamente vero. Io sono cresciuto con tutto l'affetto che si possa sognare e non lo sostituirei con nulla al mondo, nemmeno con la mia vera famiglia, mai. Perché? Perché i genitori non sono quelli che ti mettono al mondo, ma sono quelli che ti crescono. E' questa la verità, non ce n'è un'altra più effettiva.
Lucy e Jason decisero di creare un orfanotrofio dopo che a lei venne detto che non avrebbe potuto avere bambini. Mi hanno raccontato che era disperata e aveva perso fiducia nel mondo. Suo marito Jason le propose di comprare una casa grandissima e di accogliervi tutti i bambini e i ragazzi che non avevano nessuno con cui vivere. Alla fine è quello che sono riusciti a fare.
Comprarono una bellissima casa vicino al mare, i soldi non erano un problema, e diedero vita ad una casa-famiglia. Non l'ho mai chiamato orfanotrofio, anche se in realtà è quello che è. Ho sempre preferito riferirmi a quel luogo come alla mia casa, e Lucy e Jason hanno sempre fatto in modo che fosse così. Da piccolo, se non riuscivo a dormire, Jason andava a dormire nelle mia camera, e io potevo passare la notte con Lucy che cantava per cercare di farmi dormire. Quando avevo la febbre mi preparavano sempre la cioccolata calda e io passava tutto il tempo sul divano con i cartoni animati accesi e la bevanda calda fra le mani. Mi sentivo coccolato, amato e soprattutto considerato. Mi ricordo una volta che sulla spiaggia ero scivolato su uno scoglio, mi sbucciai tutto il ginocchio. Lucy mi prese in braccio e mi portò a casa. Una volta arrivati mi fece sedere sul tavolo della cucina e mi soffiò delicatamente sulla ferita, poi mi mise un cerotto con dei cani stampati sopra. Ho sempre voluto un cane, ma tutte le volte che ne chiedevo uno a Jason, mi diceva che aveva anche troppe pesti a cui badare. Alla fine, per il mio settimo Natale, li convinsi a prendere un gatto. Lo chiamai Luke, era tutto bianco con una macchia caramello sulla testa. Da quando avevano comprato quell'animale, le mie giornate consistevano nel stare tutto il tempo ad accarezzarlo e a farlo impazzire correndo per tutta la casa. Se facevo troppa confusione Lucy mi gridava dalla cucina di fare più piano e io allora prendevo Luke in braccio e lo portavo fuori.
Luke morì presto, troppo presto, a soli otto anni, quando io ne avevo quindici. Non piansi, ero troppo grande per farlo, ma per la settimana seguente, dopo essere tornato da scuola, passavo tutto il tempo che avevo, accucciato accanto all'aiuola delle margherite, dove avevamo deciso di seppellirlo. Stavo davvero male, ma non lo davo molto a notare, non sarebbe stata una buona idea. Se da piccolo esprimevo tutto quello che provavo, più crescevo più tendevo a tenermi tutto dentro, fino a scoppiare. E quando scoppiavo distruggevo qualsiasi cosa si trovasse nel raggio di qualche metro. Lucy e Jason, se non esageravo, mi lasciavano stare, sapevano che avevo bisogno di sfogarmi e conoscevano molto bene il mio carattere.
C'è un ricordo speciale, però. Una di quelle memorie che non puoi raccontare nei dettagli agli altri, semplicemente perché sarebbe come regalar loro un pezzo del tuo cuore. E se il cuore non è tutto intero non puoi sopravvivere.

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