Capitolo 9 |Uniforme|

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Un ticchettio familiare risuonò sui vetri della finestra.
Aprii lentamente gli occhi e con l'agilità di un bradipo mi girai sul lato opposto del letto.
Guardai il cielo plumbeo e mi rilassai al suono ritmato della pioggia.
Benché non sapessi che ore fossero ero abbastanza convinta di potermi concedere ancora qualche ora di sonno.
Decisi quindi di chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dal rumore tenue della pioggia , ma puntualmente qualcosa me lo impedì.
O meglio, qualcuno.
Sentii bussare prepotentemente alla porta e a malincuore dovetti abbandonare il mio letto.
Con sorpresa trovai di fronte a me Xavier, segnato in volto da un' espressione alquanto contrariata.
<Ancora non sei pronta?> chiese, infastidito.
Lo guardai confusa ma poi ricordai.

merda.

Doveva mostrarmi la scuola.
<Mi sono appena svegliata> dissi ovvia.
<Ho notato> disse, alzando un sopracciglio.
Mi sorpassò ed entrò in camera come se niente fosse, lasciando dietro di se una forte scia di acqua di colonia.
<Prego, fai come se fossi a casa tua...> sussurrai, ma l'informazione arrivò comunque alle sue orecchie, provocandogli un ghigno divertito.
Andò dritto verso il mio armadio e tirò fuori quella che aveva l'aria di essere un'uniforme.
<Questa è la tua uniforme. È obbligatoria solo durante le lezioni poi sei libera di non metterla> spiegò.
Osservai bene l'uniforme dai colori scuri.
Anche quando frequentavo la scuola pubblica a Montpellier indossavo l'uniforme, ma non aveva nulla a che vedere con questa.
Il cravattino e la gonna avevano lo stesso motivo a quadri mentre la giacca era impreziosita da una catenella dorata, abbinata ai bottoni.
<Mettila e fai in fretta. Non ho tutto il giorno> borbottò, avviandosi verso la porta.
Assottiglia gli occhi, infastida da quel suo atteggiamento spocchioso.
<Ti ricordo che sei stato tu a volermi accompagnare, pertanto evita di darmi ordini>.
Strappai bruscamente l'uniforme dalle sue mani e mi diressi verso il bagno per cambiarmi.
<E tanto per la cronaca, ci metto quanto mi pare. Se non ti va bene sono fatti tuoi. Troverò qualcun altro> conclusi decisa.
Non sono mai stata un tipo mattiniero e soprattutto odiavo parlare con qualcuno di prima mattina, figuriamoci essere trattata con tanta indisponenza.
Feci per aprire la porta ma venne chiusa prepotente da una mano, posta al lato della mia testa.
Sentii un fiato caldo sul collo.
<Ti consiglio di darti una mossa se non vuoi che sia io a toglierti i vestiti e metterti l'uniforme, angioletto> sussurrò al mio orecchio.
Purtroppo non feci abbastanza in tempo a girarmi per tirargli due schiaffi su quel visetto strafottente che già era uscito dalla camera.
Brutto stronzo.
Entrai velocemente in bagno e chiusi la porta.
Sentii le guance in fiamme, sia per l'imbarazzo che per la rabbia.
Sciacquai il viso con acqua rigorosamente fredda provando  immediatamente sollievo.
Mi cambiai velocemente e constatai con piacere che l'uniforme mi calzava a pennello.
Passai distrattamente la spazzola tra i miei capelli e mi guardai un'ultima volta allo specchio.
Nonostante il mio sonno ristoratore notai comunque due solchi violacei sotto i miei occhi.
Distolsi lo sguardo dal mio riflesso e mi incamminai verso la stanza comune del dormitorio.
Trovai Xavier seduto sopra una delle poltroncine poste dinanzi alla grande vetrata.
Camminai silenziosamente verso di lui ma non abbastanza da non attirare la sua attenzione.
Percepii il suo sguardo pungente addosso, si alzò dalla poltrona e con le mani nelle tasche si avvicinò a me.
Mi guardò dall'alto, l'evidente differenza d'altezza mi mise in soggezione ma feci di tutto per nasconderlo.
<Abbassati la gonna> ordinò.
<Come scusa?> chiesi.
<Hai capito bene>.
Incrociai le braccia al petto e mi allontanai, indietreggiando di qualche passo.
<Senti> iniziai <non so cosa ti faccia anche solo pensare di poter esercitare potere su di me ma mettiti in testa che io faccio ciò che mi pare>.
Sorrise e si avvicinò a me.
<Sei al corrente del fatto che potrei manipolare la tua mente in qualsiasi momento e farti fare qualsiasi cosa io voglia?>.
Lo sfidai con lo sguardo.
<Tu provaci soltanto e divento una iena>  mi fermai <letteralmente.>
Si avvicinò ulteriormente a me, prese in mano una ciocca dei miei capelli e se la rigirò tra le dita.
<Per me rimarrai comunque un innocente angioletto> Sogghignò.
Dopo l'ennesima provocazione si incamminò verso l'uscita del dormitorio
<Seguimi>.
Superato il dormitorio arrivammo nella sala d'ingresso e iniziammo a salire la scalinata marmorea.
<Come mai non c'è nessuno in giro?> chiesi.
<Sono tutti a lezione>.
Arrivammo al primo piano, vi erano un gran numero di porte e larghi corridoi
<Qui ci sono le aule, dove si svolgono le lezioni comuni> iniziò.
<Dall'altro lato ci sono i diversi laboratori e le sale di allenamento delle capacità>.
Aggrottai la fronte confusa
<Cioè?>.
<È dove alleniamo i nostri poteri, senza il rischio creare danni eccessivi>spiegò.
<Uhm, capito> .
Continuammo a salire fino al secondo piano.
<Qui c'è la biblioteca>.
Aprì una grande porta dall'aspetto antico e venni subito travolta dall'odore tipico di libri invecchiati misto al profumo di cannella che alleggiava in tutta la scuola.
<Wow>.
Mi sembrò di trovarmi nel mio paradiso ideale.
Ad alcune persone la sola visione di tutti libri avrebbe causato l'orticaria, ma non fu il mio caso.
Le pagine di quei volumi contenevano al loro interno un intero mondo cartaceo.
Iniziai a girovagare con passo lento, non avevo mai visto una biblioteca di quelle dimensioni prima di allora.
Vi erano le classiche vetrate riccamente decorate che filtravano la luce, al di sopra dei grandi tavoli di legno erano posate diverse lampade.
Già sapevo dove avrei passato la maggior parte del mio tempo.
<Non avevo mai visto qualcuno tanto entusiasta difronte a una biblioteca> affermò Xavier.
<Beh, c'è sempre una prima volta> risposi distrattamente.
<Immagino di si> sussurrò.
Girovagai per diversi minuti, passando di tanto in tanto le dita sul dorso dei libri.
Fui talmente rapita da quel posto che non mi resi conto che Xavier rimase a fissarmi per tutto il tempo.
<Ora basta gironzolare, penso tu abbia visto abbastanza, vieni>.
Uscii a malincuore da lì ed entrammo in un altra stanza
<Questa è la sala comune mista, solitamente ci ritroviamo tutti qui>.
La stanza era simile a quella comune del dormitorio, solo molto più ampia.
<Più in fondo c'è l'infermieria, ma non penso ti interessi>.
Si girò verso di me.
<Mi sbaglio?> chiese ironico.
Non risposi, alzai semplicemente gli occhi al cielo.
Continuammo a salire le altre scale e non potei fare a meno di sbuffare.
<Qualche problema?>.
Come se ti interessasse davvero.
<Una scala mobile no?> dissi scocciata.
Rise lievemente, ma cercò di non darlo a vedere.
Dovetti ammetterlo, era davvero affasciante, ogni cosa di lui sembrava impeccabilmente perfetta.
Peccato per i suoi modi.
Indossava una maglietta scura che fasciava perfettamente le spalle
larghe mentre i muscoli delle braccia erano scoperti, lasciando esposta la pelle chiara.
<Noto con piacere che ti piace ciò che vedi>.
Eccome.
<Non montarti la testa, mi stavo solo chiedendo perché non stessi indossando la divisa>.
Fortunatamente tirai su una scusa abbastanza credibile.
<Semplice, dal momento che sono il tuo cicerone, oggi ho il permesso di assentarmi dalle lezioni. È obbligatoria solo per quelle, ricordi?> affermò.
Una domanda balenò nella mia testa.
<Allora perché mi ha detto di indossarla se potevo benissimo non farlo?> chiesi, già pronta all'attacco.
Fece uno dei suoi soliti sorrisetti.
<Volevo vedere come ti stesse>.
Rimasi a bocca aperta.
<Sei un infame, lo sai vero?> lo insultai.
<Mi hanno detto di peggio> concluse, facendomi l'occhiolino.
A causa di quel piccolo battibecco mi resi conto dopo che eravamo arrivati al terzo piano.
<Qui ci sono le cucine e successivamente la sala da pranzo> continuò lui.
Osservai attentamente l'area, era una semplicissima sala da pranzo con lunghi tavoli collegati tra loro.
Dalla grandezza della stanza mi resi conto che probabilmente quella scuola ospitava un sacco di studenti.
<Ci sono degli orari da rispettare, alle 8:00 c'è la colazione, il pranzo è alle 14:00, subito dopo le lezioni, mentre la cena è alle 20:00>.
Annuii.
Salimmo al quarto piano, per mia fortuna fu l'ultimo.
<Questo piano è riservato ai professori, qui trovi l'ufficio della Preside mentre andando avanti trovi l'ufficio di ogni professore>.
Si avvicinò alla finestra e mi fece cenno di avvicinarmi.
<Quella è l'ala nord, sono gli alloggi dei professori ed è severamente vietato l'accesso> specificò.
<Capito>.
Si girò verso di me e mi guardò attentamente.
<Ti ho mostrato tutta la scuola, pomeriggio ti porto a vedere il giardino e il gazebo>.
<Non c'è bisogno, posso chiedere a Dusha di acc-> mi interruppe.
<La mia non era una domanda> disse duro.
Sbuffai sonoramente.
<Ti rendi conto di avere degli atteggiamenti da dispotico?>.
Si avvicinò maggiormente a me
<Infame, dispotico...> sussurrò <cos'è? una tecnica per provarci con me?>.
Lo guardai male.
<Vai a farti fottere> .
Feci per allontanarmi da lui ma prima ancora che iniziassi a camminare mi bloccò il polso con la sua mano e mi tirò bruscamente a se
<Modera il linguaggio angioletto>.
Sentii il suo respiro sulla fronte, gli arrivavo a malapena sotto il mento.
Le sue mani scesero lentamente fino all'orlo della gonna e la allungarono di qualche centimetro
<Meglio.> sorrise soddisfatto.
Si allontanò velocemente da me e iniziò a scendere le scale.
Quando si rese conto che non lo stavo seguendo si girò a guardarmi.
<Qualche problema?> chiese divertito.
Sbuffai per la centesima volta quel giorno.
<Tu.> sussurrai.
Iniziai a scendere le scale superandolo.
<Abituati> continuò lui.
Lo ignorai categoricamente e continuai a scendere le scale.
Arrivammo di nuovo al primo piano.
<Le lezioni iniziano alle 9:00 e finiscono alle 13:30, come ho detto prima sono lezioni comuni per tutti. Lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio invece ci sono gli allenamenti di capacità, dalle 16:00 alle 18:00> disse.
Feci per rispondere ma venni interrotta dal suono metallico della campanella.
Vidi un gran numero di studenti uscire dalle aule e il silenzio venne spezzato dalle loro voci sovrapposte.
Li vidi tutti impegnati a parlare tra di loro, fortunatamente passai inosservata.
<Xavier! Non ci presenti la tua amica?>.
Avevo parlato troppo presto.
Sentii una voce bassa alle mie spalle, mi girai e per poco non mi venne un colpo.
Trovai tre ragazze, o meglio, tre fotocopie intente a fissarmi con un sorrisetto.
I capelli corvini tagliati a caschetto incorniciavano i volti ovali, e le camicie delle loro divise erano nere, a differenza della mia.
Sembravano fatte con lo stampino, tranne per una particolarità.
La ragazza al centro, probabilmente quella che si rivolse a Xavier, aveva gli occhi verdi mentre le altre due li avevano scuri come il carbone.
<Allora?> chiese quest'ultima.
Xavier roteò gli occhi e mi presentò pigramente alle tre ragazze.
<Angioletto, ho l'onore di presentarti le sorelle Nox> riuscii a percepire l'evidente ironia nelle sue parole.
< Rispettivamente Ester, Amara e Vanya>.
<Piacere di conoscerti>.
A parlare fu Amara, l'unica un po' diversa dalle altre.
Mi porse la mano, ma ci misi qualche secondo prima di decidere di ricambiare la stretta.
<Piacere, mi chiamo Soleil>.
Mi guardò negli occhi e improvvisamente strinse più forte la mia mano.
Quel gesto mi colse alla sprovvista e un lieve lamento uscì dalle mie labbra.
Il suo sorrisino sparì, lasciando posto ad un'espressione terribilmente seria.
<A quanto pare la nostra preside ha aperto la scuola anche alla feccia>.
A quelle parole Xavier indurì il suo sguardo e mi liberò dalla presa ferrea della ragazza.
<Non iniziare a fare la stronza Amara> disse minaccioso.
Questa fece una finta faccia offesa.
<Eppure una volta ti piaceva questo lato di me> ribattè civettuola.
Spostò lo sguardo su di me.
<Ci vediamo in giro, meticcia> sputò velenosa.
Amara mandò un bacio volante a Xavier e si allontanò da noi, seguita dalle sorelle.
Le guardai andare via.
Non ci credo, hanno anche il passo coordinato.
<Per caso a colazione vi danno pane e frustrazione?> chiesi ironica.
<Non badare a loro, come ho detto, sono delle stronze> rispose lui.
Pensai al termine che Amara aveva utilizzato per rivolgersi a me.
Meticcia.
Improvvisamente spalancai gli occhi.
<Sanno che sono un ibrido?> chiesi timorosa.
Xavier non rispose, si limitò a fissarmi, il che confermò le mie teorie.
<Lo sanno solo loro o..> lasciai la frase incompleta.
<Diciamo che la voce si è sparsa in giro> rispose lui.
Sospirai.
<Ottimo> sussurrai, mezza stizzita.
Pazienza, l'avrebbero scoperto comunque.
<Ma guarda un po' chi abbiamo qui>.
Un braccio magro circondò le mie spalle, mi girai e vidi il volto sorridente di Felix.
<Ho visto che hai fatto conoscenza con le gemelle> guardò in lontananza.
<Tranquilla, si comportano sempre come se avessero un palo nel culo> disse.
Risi alla battuta scuotendo leggermente la testa.
<Sarei curioso di vedere l'espressione di Mr. Rowan se ti sentisse dire certe cose> disse una seconda voce.
Mi accorsi che insieme a Felix c'erano anche Dusha, Nathaniel e Dimitri.
Fu proprio quest'ultimo a parlare.
<Chi è Mr. Rowan?> chiesi.
<Uno dei nostri professori, insegna storia. Il classico insegnante frustrato dalla vita e che odia il suo lavoro, acido quanto un pomodoro marcio e...> si fermò a riflettere, pensando alle parole giuste da utilizzare.
<Un altro rotto in culo praticamente> concluse, soddisfatto.
<Signorino Speller>.
Al suono di quella voce Felix impallidì e guardò gli altri in cerca di aiuto ma nessuno fiatò.
Si girò lentamente verso colui che aveva parlato.
<Mr. Rowan!> disse sorridendo.
<È nuovo quel cravattino? Le sta d'incanto>.
Mi girai a guardare la scena, trovando difronte a me una figura paffuta e vestita elegantemente, con tanto di cravatta bordeaux.
I capelli bianchi davano luce al volto tondo, segnato da un'espressione severa.
<Tra un'ora nel mio ufficio. Lei è in punizione> girò i tacchi e se ne andò.
Felix, con il suo bagaglio di maturità, gli fece la linguaccia senza farsi notare e si girò verso gli altri
<Brutti bastardi, lo sapevate e non mi avete detto nulla> si lamentò <Questa sarà la sesta volta che mi mette in punizione>.
<Magari la prossima volta ci pensi due volte prima di fare il cazzone>.
<Vaffanculo Dimitri> rispose Felix.
<Allora Soleil, ti piace la scuola?> chiese Nat .
<Gemelle a parte> specificò ridendo.
<Si> sorrisi <è enorme e soprattutto c'è una biblioteca bellissima. Penso proprio che passerò la maggior parte del mio tempo libero lì>.
Felix mi guardò come se mi fosse spuntato un terzo occhio.
<Cioè... andrai in quel posto di tua spontanea volontà?> chiese sconvolto.
Annuii decisa.
<A leggere libri?> chiese ancora più sconvolto.
<No Felix. A guardare cazzi volanti> rispose Xavier.
<Beh, se fosse davvero così andrei anche io di mia spontanea volontà>. 
Ridemmo tutti quanti alla sua battuta, tranne Xavier ovviamente che si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
<Parlando di cose serie> iniziò Nat <Sto morendo di fame quindi muovetevi e andiamo a mangiare>.
Ci dirigemmo verso la sala da pranzo e sentii qualcuno prendermi a braccetto.
Trovai Dusha affianco a me.
<Allora Soleil, raccontami un po' com'è andata oggi>.
Parlammo per tutto il tragitto, ridendo di tanto in tanto alle battute squallide di Felix e alle risposte scocciate di Dimitri.
Forse per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii felice.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora