You're nobody until somebody loves you

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Era sera, una di quelle sere in cui non c’è molto da fare, una di quelle sere che è bene passare in compagnia per riempire il vuoto della giornata, una di quelle sere che si sta bene solo se c’è qualcuno a fare un po’ di compagnia.

Era inverno, la stagione dei cappelli, dei guanti, delle sciarpe, dei maglioni grandi e caldi, della neve, del cielo un po’ grigio, delle cioccolate calde, dei plaid, dei libri letti sul divano, sotto le coperte, vicino al caminetto, delle luminare nelle vie delle città, delle vetrine colorate e vivaci, dell’aria di festa.

E loro erano in salotto, la luce soffusa, quasi assente, che proveniva dal camino accesso, seduti per terra, con la schiena poggiata al divano e coperti da una delle tante copertine colorate che la ragazza aveva in casa. Lei era ben accoccolata tra le braccia del ragazzo, che non riusciva a smettere di sorridere, osservandola leggere per la quindicesima volta il suo libro preferito. Perché quella scena si ripeteva ormai da giorni, anni, da quando la loro storia era iniziata tanto tempo prima.

E sì, le aveva contante, le volte in cui la sua ragazza aveva preso in mano quel libro e lo aveva letto da capo, ogni volta come se fosse sempre la prima, come se le sue emozioni si rinforzassero, diventassero più profonde, crescessero.

E lui non si stancava di guardarla, mai. Gli piaceva il gioco di luci sui suoi capelli, che li faceva diventare più luminosi, più caldi, più belli. Gli piaceva come la luce del fuoco mettesse in risalto le curve di quel viso dolce, quel viso che ogni volta sembrava essere diverso, più timido, più solare. Gli piaceva come gli occhi scuri della ragazza si perdevano in mezzo alle pagine, alle righe, alle parole del libro, come se ne fossero così talmente catturati da non riuscire a vedere tutto il resto attorno a loro.

Sorrideva, Calum, ritenendosi il ragazzo più fortunato della terra, ad essersi innamorato di lei.

Non sei nessuno fino a che qualcuno non ti ama.

Non poteva essere frase più azzeccata di questa per descrivere il loro rapporto.

Prima di conoscersi, erano come naufraghi, in balia della tempesta delle difficoltà della vita. Soli, freddi, distanti dal resto del mondo. Non avevano un’identità, non si sentivano parte di niente. Si ritenevano solo una parte di un qualcosa più grande e sconosciuto, a cui loro erano stati legati per forza di cose. E la loro vita atona aveva continuato a seguire il suo giro, con lo stesso ritmo, le stesse cose da fare, lo stesso stressante e opprimente tram tram, come una catena di montaggio che non si fermava, mai. Fino a che i resti delle navi a cui si aggrappavano con tutte le loro forze per rimanere in piedi, per non affondare, non si erano scontrati.

E, guarda caso, era successo in un freddo pomeriggio invernale, mentre la neve cadeva, lenta, a fiocchi grandi e leggeri e rendeva più magico tutto ciò su cui si posava.

Calum era in una libreria, cosa parecchio strana per uno come lui, che posti come quelli li evitava il più possibile. Solo che doveva fare delle commissioni per sua madre, ed eccolo lì ad affrontare quel piccolo sacrificio. Stava gironzolando tra i vari scaffali, stracolmi di volumi, grandi, piccoli, spessi, sottili, colorati, polverosi, vecchi, nuovi. Ce ne erano di tutti i tipi e al ragazzo aveva iniziato a girare la testa a causa di tutti i titoli che stava leggendo per trovare quello giusto.

Stava per svoltare nel reparto successivo, quando tutto era diventato d’un tratto insignificante, eccetto la figura di una ragazza, minuta, seduta al tavolo di lettura, così concentrata nella lettura quasi da far spavento.

Non l’aveva mai vista, anche se era molto probabile che frequentassero lo stesso istituto. Ma non gli importava. Senza dire una parola, era rimasto lì, in piedi, come ipnotizzato, per minuti che parevano senza fine, almeno finchè la ragazza non si era alzata ed era uscita dal negozio.

Moments || 5sos One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora