Hugo

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Zeirus rimase a casa con me per un mese intero ed anche più.
Tornare dal lavoro e trovarla li era diventata un' abitudine, insieme a tante altre che si erano venute a creare. Per esempio, tutte le sere dormivamo insieme, passavamo la notte insieme a fare l'amore, la mattina c'erano le nostre colazioni a letto e, quando non avevo da fare, il pomeriggio lo dedicavo totalmente a lei.
Si era venuta a creare una routine talmente bella che mi sembrava impossibile e quasi assurdo dovervi rinunciare.
Forse proprio a causa di quella routine o forse perché avevo incluso automaticamente dal primo giorno Zeirus nella mia vita, in ogni senso, sia presentandola ai miei genitori e sia parlandole di me e del mio passato, che avevo completamente dimenticato che lei avesse una vita con cui doveva ancora fare i conti.
E quest'ultima ci venne a far visita in un tiepido pomeriggio.
Eravamo a letto, a contorcerci tra le lenzuola, quando qualcuno bussò alla porta di casa.
Mi alzai stupito, distanziandomi con il viso dalla sua intimità bagnata, per capire se avessi sentito bene. I gemiti nella stanza finirono immediatamente.

-Che succede?- mi chiese avvicinandosi a me.
-Ho sentito qualcosa..- feci una pausa, ascoltando nel silenzio -Tu non hai sentito niente?- chiesi voltandomi verso di lei.
-No.. ero distratta dalla tua lingua.- disse abbracciandomi sensualmente e pressando le sue labbra sulle mie, mentre sorridevamo maliziosi.
Di nuovo sentii bussare.
-C'è qualcuno che bussa.- mi alzai recuperando i miei vestiti da terra.
-Lascia fuori chiunque sia e torna qui.- mi pregò con voce infantile, prendendomi per la mano.
-Devo vedere chi sia, Zeir!
E con un ultimo bacio a stampo, scesi di sotto.
Aprii la porta di casa e vidi davanti a me l'ultima persona che mi sarei aspettato di trovare.
-Anthony!- lo riconobbi stupito.
-Mi hanno detto che Zeirus è qui!- disse senza nemmeno salutarmi.
-Cosa?
-Sono giorni che la cerco. Deve tornare indietro con me!
-Anthony non so di chi stai parlando!- finsi.
-Lo sai benissimo!
-No, ti sbagli. Spiegami chi cerchi e ti dirò cosa so.
-Va bene, starò al tuo gioco. Cerco la ragazza con cui sono venuto al matrimonio di Victoire. So che sta qui da te!
-Sai male, allora. Qui non c'è nessuna Zeirus.
-Non ti dispiacerà allora se entro a controllare.- fece un passo verso la porta della mia casa ma io lo bloccai.
-Qui dentro non c'è nessuna Zeirus. O ti fidi sulla parola o peggio per te!
-Mi stai minacciando?
-Si! È casa mia e decido io chi far entrare.
Lui non mi rispose.
-E ora puoi anche andartene.- dissi chiudendogli la porta in faccia.

Anthony era tornato.
Ero stato uno sciocco a credere che quel paradiso potesse rimanere così perfetto per troppo a lungo.

-Se ne è andato?- sentii chiedere da una vocina sopra le scale.
Alzai lo sguardo.
-Credo di si.- risposi.
Lei scese pian piano le scale, guardandosi attorno spaventata. Era avvolta da una vestaglia che le fasciava perfettamente il corpo. Si avvicinò a me ed io le circondai la vita.
-Ho paura..- ammise.
-Non devi.- la baciai inserendo la lingua tra le sue labbra. -Sei qui con me..- mormorai dopo. -Non ti accadrà nulla di brutto. Te lo giuro!- dissi riprendendola a baciare con la stessa foga che avevo avuto prima che venissimo interrotti.
E poi, proprio sulla porta di casa, la feci di nuovo mia. Le sollevai i lembi della vestaglia e ricominciai a toccarla. Non mi sarei mai stancato di sentirla avvinghiarsi a me per il piacere o di sentire i suoi lamenti eccitati.
Le sue curve erano così perfette e così morbide da farmi desiderare di lasciare dei segni su di essi ma al tempo stesso volevo che rimanesse perfetta così come era.
Strinsi tra le dita i suoi seni sodi e sentii il capezzolo sul palmo della mano solleticarmi, mentre il mio piacere veniva accolto dalla parte più calda di lei.
-Non lascerò che ti faccia del male..- le sussurrai.
E lo pensavo davvero.
Lei era mia ed io ero suo.
-So che forse è ancora un po' presto...- gemette ancora in preda agli spasmi del godimento -Ma credo di amarti...
Ed io sorrisi. Sorrisi di pura ed autentica felicità perché anche io provavo le stesse cose per lei.

Era amore.

*
-Devo andare a lavoro..- dissi lasciandole un bacio sulle labbra.
-No, ti prego. Resta ancora qui.
-Sono in ritardo, Z! Se faccio tardi anche oggi l'ambasciatore mi licenzia.
-Potresti darti malato!- propose.
-Sai bene che le malattie non si possono improvvisare. Devo dare una motivazione più che chiara all'ambasciata.
-Ti prego Hugo!- mi guardò con quei suoi incredibili occhi scuri e grandi. Mi perdevo sempre nel guardarli e quando sbatteva le ciglia in quel modo era anche peggio. Non potevo dirle di no, mi risultava impossibile.
Così sospirai e lei capì di avermi in pugno.
Sorrise radiosa e di slancio mi abbracciò.
-Sono così contenta! Potremmo fare un sacco di cose oggi.
-Per esempio?- chiesi, sedendomi al suo fianco.
-Per esempio potremmo...- ci pensò su -potremmo parlare un po'!
-Non abbiamo già parlato abbastanza?- la presi in giro.
-Io non so molto di te e tu non sai molto di me. Siamo andati in giro insieme in questi giorni ed abbiamo fatto tanto sesso nel mentre.- a quelle parole un sorriso spuntò automaticamente sulle mie labbra -Potremmo raccontarci qualcosa!
Sospirai.
-Cosa sei curiosa di sapere?- chiesi.
-Tutto! Per esempio, mi hai parlato del tuo passato ma non mi hai detto quali erano i tuoi sogni da piccolo o le tue prime esperienze o.. non lo so! I tuoi.. traumi infantili!- rise.
-Non c'è molto da sapere. Di traumi ne ho avuti pochi, la mia è stata un infanzia ed un adolescenza molto serena. Ho una famiglia bellissima, che hai parzialmente conosciuto, la quale mi ha fatto vivere in serenità ogni momento. L'adolescenza a scuola, poi, è stata tra le cose più divertenti. Passavamo tutto il giorno a fare confusione io, mia cugina ed un nostro amico. Siamo stati messi in punizione talmente tante volte ed abbiamo rischiato spesso la sospensione.
-Quindi sto insieme ad un ribelle!- disse con fare provocante -Mi piace!- lasciò un bacio sul mio collo.
Quel suo: "sto insieme" mi fece venire i brividi.
-Non ho traumi da raccontarti. Mi spiace!
-Ok.
-Poi per quanto riguarda le prime esperienze, eviterei. Penso che magari potrebbero darti fastidio, no?
Lei annuì.
-In effetti hai ragione. Meglio non parlare di questo!- mi baciò sulla guancia, accarezzandomi le spalle nel mentre.
-Per quanto riguarda i sogni da bambino... Volevo fare mille cose!
-Per esempio?
-Per esempio mi sarebbe piaciuto diventare un Auror come mio zio!
-Ma?
-Ma il coraggio l'ho dato tutto a scuola, quando ci mettevamo nei guai. Aiutare chi si metteva nei guai di nuovo sapevo che fosse molto stressante per esperienza e non fa per me!
-E come sei arrivato dall'ambasciatore?- mi chiese.
-Conoscevo delle persone nel Ministero. Sono sempre stato bravo con i calcoli e a scuola andavo bene, ho ereditato i geni di mia madre.- sorrisi -Lavoravo nel dipartimento per l'uso improprio della magia ed avevo molte amicizie all'interno. Conobbi un uomo il quale aveva un amico che lavorava per l'ambasciatore. Ma era vecchio e voleva andare in pensione, così cercavano qualcuno di fidato che prendesse il suo posto. E mi sono proposto!
-Wow.. è stato difficile entrare?- mi chiese curiosa.
-Un po'! Non mi hanno dato, ovviamente, fiducia dal primo momento. Per quanto riguardava i conti soltanto, sono entrato praticamente subito. Ma per essere il suo amministratore e tesoriere sono serviti anni interi di conoscenza e fiducia.
-Certo! Io non mi fiderei di nessuno se avessi il denaro che deve avere un ambasciatore. Figurarsi! Non mi allontanerei mai dalla mia cassaforte in Africa!- scherzò facendomi ridere. -Ci dormirei anche davanti!
-Giá! L'ambasciatore la pensa più o meno come te?
-Davvero? Ti fa dormire lì davanti? Non mi sembra visto che tutte le notti sei nel letto con me! O sei un ribelle anche allora?- mi baciò languidamente sulla bocca.
Era capace di farmi tornare la voglia dopo meno di dieci minuti di pausa.
-No, non mi fa dormire davanti la sua cassaforte ma ha portato tutti i soldi ed il tesoro con sé.
-Che intendi? Non li tiene alla Gringott? È un pazzo!
-No, li tiene alla Gringott ma non in Africa. Li ha portati con sé qui, per tenerli più velocemente sotto controllo.
Lei ne rimase molto colpita, tanto che per qualche secondo non parlò.
-Perchè sei tanto colpita?
-Non lo so.. non pensavo che si potessero spostare i soldi da una banca così lontana fin qui.
-Beh, è sempre la Gringott no? Avranno i loro mezzi per tenere tutto al sicuro ed effettuare il passaggio.
Lei annuì.
-Si, sicuramente hai ragione. Ma sai io non posso nemmeno immaginare cosa voglia dire essere un ambasciatore.
-Che intendi?
-Non sono mai stata ricca. A casa dei miei, quando ero piccola, avevamo poche cose e mio padre spendeva tutto quel che aveva almeno per riuscire a farci mangiare. Poi le cose con gli anni sono andate un pochino meglio quando i miei fratelli e le mie sorelle hanno cominciato ad andare via di casa.
-Quanti ne hai?
-Cinque. Io sono la penultima!
Annuii.
-Quindi, capisci? Non so proprio cosa voglia dire avere un tesoro. Non lo immagino nemmeno lontanamente.
-Solitamente si tratta di manufatti antichissimi, vecchi ritrovamenti. Ma anche per esempio cose di famiglia senza valore economico. Molti hanno tante cose di questo genere. E poi certo, i soldi!
Lei annuì.
-Tu sei mai stato nella sua camera blindata?
-Certo!
-E ci sono i draghi a sorvegliarla?
-No! Mia madre ha definitivamente vinto la causa contro lo sfruttamento e maltrattamento dei draghi due anni fa.
-Giá! Alle volte dimentico che tua madre è il Ministro della Magia!- sorrise. -Sai mi è molto simpatica!

ConfundusWhere stories live. Discover now